Ogni tanto me ne dimentico, ma una delle cose che più mi piace fare è scrivere.
Sono una persona che difficilmente riesce a esprimersi per bene parlando.
Per bene intendo: dire quello che effettivamente vuoi dire in quel momento, trovare le parole giuste. Scrivendo riesco a farlo meglio. Scrivere mi appassiona, soprattutto quando posso farlo con una certa libertà. Ma anche quando mi trovo a scrivere di contenuti non troppo interessanti, o mi trovo a dover declinare il discorso in una forma circoscritta da regole, “istituzionale”, mi diletto. Ogni tanto penso che avrei dovuto perseguire la professione del correttore di bozze. Ma chi ha più bisogno di correttori di bozze oggi?
Il primo tema che la professoressa del ginnasio ci propinò (per avvicinarci al nuovo senza traumi) era un tema di fantasia e aveva un’unica traccia: “B come…”.
Mi ci gongolai. Soffro alla sola idea di non avere conservato la brutta. Ma ricordo perfettamente che la mia stesura cominciava così: “B come B, la seconda lettera dell’alfabeto”. Scrissi tanto, argomentando sul suono, la simpatia, l’arroganza di ogni lettera dell’alfabeto. Presi un voto molto alto. Ma la soddisfazione di quel voto non riusciva ad equivalere il piacere e il divertimento che avevo provato nel comporre quel tema.
Conservo questo ricordo con estrema gelosia. Le lettere, le parole, le relazioni che le legano, i significati, le regole e tutto quanto le esula, la lingua: mi entusiasmo.
Per un anno ho insegnato in una scuola per stranieri e ho imparato molte cose che non conoscevo. L’inglese ho cominciato a impararlo quando dovevo sapere che cosa dicevano le canzoni che ascoltavo e dovevo poterle cantare senza sbagliarne le parole.
Scrivere mi riporta a tutto questo, vorrei mantenermi sempre in allenamento – perché si tratta davvero di una questione di allenamento. Ho sempre avuto periodi di scrittura alternati a periodi di non-scrittura (così come continuo ad avere periodi di lettura e di non-lettura o di lettura confusa passando da un libro all’altro), ma quando non scrivo sento che non lo sto facendo. Ho avuto un sussulto nel momento in cui, facendo ripetizioni di inglese ad una ragazza delle medie, ho scoperto che non sapeva distinguere il verbo dal soggetto. Mi ha fatto male.
Penso che la lingua, l’abitudine ad usarla, a scriverla, siano questioni imprescindibili della nostra cultura (come di tutte le altre).
Alcuni amici mi dicono che questo blog un po’ li inibisce, per il fatto che presuppone una forma scritta corretta. Ma vorrei che – anche se lo definisco un blog snob – le persone non si facessero troppi problemi, l’importante è scrivere. L’importante è quell’esercizio dimenticato.
Proprio come i temi dei tempi andati della scuola.
2 risposte su “Ode alla scrittura”
Che bello questo tuo modo di vedere la scrittura!!!
(bhom, sta sera sono troppo stanca per uscire, e cercando Rob Brezsny – leggo internazionale, volevo saperne di più – sono capitata qui… forse troverai un mio commento ovunque, forse inadeguato, ma ci provo…)
Io… sono sempre piccola, ancora sedicenne, ma forse è in questo periodo della vito che ognuno si sente… si sente più di scrivere. Forse perchè ci sentiamo adolescenti incompresi. Forse perchè ci è difficilissimo parlare senza sentirci esposti e/o fraintesi. Forse perchè quando non hai niente da fare e la lezione ti annoia…
Forse perchè arrivano le scelte, quelle che ci programmano, sbucano da dietro l’angolo e… non si è pronti. Scrivere, come parlarne e sfogarsi con un amico serve. Fare i “flussi di coscienza” ti chiarisce le idee. Nessuno che ti interrompe e tu puoi scrivere TUTTO ciò che pensi.
Bhe, sì, in effetti, scrivo principalmente in tre casi:
-diario “segreto”, su cui piazzo le mie idee immediate, per non perderle, ma poi le confronto con gli altri etc…
-lettere: da qualche tempo ho scoperto la “forza” delle lettere (come anche di un grazie sentito). Quando amo, stimo, deludo, mi delude una persona, non esito a dirglielo. Ma è vero: le parole possono essere fraintese, e verrai sempre interrotto a metà, oppure non verrai preso sul serio e… invece, almeno per me, le lettere sono una cosa… riesco a esprimermi meglio e a dire tutte le cose che a dirle in faccia… e io sono una che non si tira indietro al primo imbarazzo. E le lettere fanno piacere. Sempre. Anche i consigli, che detti faccia a faccia si trasformerebbero in litigi, scritti, magari non vengono subito considerati ma… non prenderanno polvere per sempre, lo dico per esperienza personale, prima o poi le parole spigolose verranno un po’ scalfite, perderanno un po’ di amarezza e l’orgoglio riuscirà a farsi da parte. In più chi non sorride alle parole dolci di qualcuno a cui tiene?
-a scuola mi ritrovo invece con 2 generi di temi: i saggi (va bhe, parolona, ma così ci capiamo) e i temi di studio. Amo fare i saggi brevi, su musica, libri, scuola, giovani, pensieri… oppure analizzare un genere letterario, anche quello mi appassiona, perchè si entra nella testa dell’autore, ciò che appare banalità non si rivela tale e ogni singola frase ha un significato che prende forma esclusivamente dentro l’epoca, la psicologia del tempo… putroppo ho grandi difficoltà ad esprimermi con fluidità (appunto, l’unico metodo che mi appaga veramente è il flusso coscienza, ma non sempre è comprensibile per tutti…) e così talvolta mi perdo tra le mie parole e concludere non è semplice. Ma credo che sia questo il bello. Il fatto di non voler finire mai, di tendere all’infinito… le parole che non smettono di scorrere, perchè così avviene dentro tutti noi…
ecco, mi sto di nuovo perdendo.
è ora di concludere.
il post, comunque, mi è piaciuto molto… un po’ mi ha commosso…
un saluto…
Ciao VaLeV,
grazie per i tuoi lunghi commenti, mi fa piacere che tu possa trovare da queste parti qualcosa di tuo interesse. Non ti nascondo che la tua età mi fa un certo effetto, ma d’altra parte questa è la rete – spesso mi dimentico del mare sterminato di cui il mio blog fa parte e di che mare aperto si tratti.
Continua a scrivere, qualsiasi sia la forma, che fa sempre bene.
A presto.