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Speculazioni sull’inedia

di W.E.

L’inedia è una brutta bestia, e se ti si attacca addosso per tirartela via ci vuole esattamente quella forza di volontà che non ho. Sì, è inverno, ma è una scusa troppo facile; certo il lavoro in questo periodo mi trita gli occhi e il cervello, ma appunto: bisognerebbe attuare quelle disposizioni di emergenza in cui il corpo si riattiva e di conseguenza anche quello che ancora, anche se malamente, palpita dentro al cranio. Non che mi privi di intenti, ma tra il pensare, il programmare e l’attuare, beh a volte ci passa in mezzo un mondo intero di auto-prese-in-giro. Ah come sono efficiente nel prendermi in giro, quello sì lo faccio proprio bene. Se non mi vergognassi almeno un po’, ve lo racconterei.
C’è di buono che la “modalità baco” mi permette almeno di impiegare il tempo di veglia che mi rimane nella mia prediletta occupazione: guardare film. Adoro il fatto che per guardare film non c’è bisogno di nessun altro a parte me. E se ci aggiungiamo che si tratta di un’attività che può essere espletata in posizione orizzontale, c’è poco altro da dire. Certo a parte il fatto che comporta indugiare nella solitudine.
La novità della settimana è l’acquisto delle verdure fresche km0, tanto per non limitarmi a introdurre cibo nello stomaco, ma per tentare di alimentare qualche stilla di creatività culinaria.
Già di per sé non sapere quale verdure capiteranno nella mia mezza cassetta è una bella sorpresa.
Piccole cose, direte. Beh, mi sa che devo partire da quelle.
Sto meditando (da mesi) di darmi al tennis, a un corso di escursionismo, allo stretching sociale, e poi sempre, lì, primo tra i propositi, viaggiare. Ma avrei voglia di un viaggio così lungo che ora non si può fare.
Ah cerco l’interesse, l’interesse. Sembrerebbe che non riesca a trovarlo. Ma come dice sempre uno dei miei maestri, non è che non ci riesco, è solo che ancora non ci riesco. Ma ci riuscirò. Spero entro primavera.

4 risposte su “Speculazioni sull’inedia”

Se mi permetti un consiglio.. se vorresti fare una cosa ma in fondo non vuoi, non farla, perchè alla fine è il modo migliore di farla. Se tu la facessi veramente, scoprireresti che è noiosa, in fondo non serve a niente e cominceresti a costruire il desiderio di fare qualcos’altro. La ridondanza di un vuoto che si ripete e ripete. Dunque accarezzalo fin da subito questo desiderio, fatti ispirare da qualcosa che non farai ma che vuoi fare, alimenta quella distanza, cullala e vivila. In fondo sarà anche artisticamente stimolante 😉
Scusa la speculazione sulla speculazione.

Non amo la parola inedia, ma la sua scelta è sintomatica. Non la amo perchè pronunciarla significa oggettivizzarla, subirla, e infine accettarla fatalmente. Non la amo sopratutto perché rimanda alla deprivazione di cibo. Di nuovo, una condizione imposta. Domandare è lecito: chi te la impone?

Grazie per i vostri commenti. Sì, sono s’accordo con te Sandro, che è meglio non fare una cosa controvoglia. Infatti, non farò niente che non ho voglia di fare. Tuttavia credo che non appena troverò qualcosa di stimolante non mi limiterò a desiderare ma cercherò invece di accorciare la distanza (il che va bene, insomma).
Sto cercando proprio – al di là di quelle attività che medito di intraprendere per semplici motivi di salute fisica e mentale (es. il corpo che si muove e che spende più tempo all’aria aperta) – un nuovo (o magari vecchio, ma comunque diverso) interesse da risvegliare. Qualcosa che non solo mi faccia sentire bene, ma anche utile. Amintore, che dire? Certo non utilizzavo la parola “inedia” nel suo significato originale. Apatia, abulia, indolenza sarebbero forse parole più adatte, ma nell’accezione popolare e figurativa che la parola “inedia” ha, c’è quel rimando alla noia che me l’ha fatta scegliere. La tua domanda mi fa riflettere. Questa condizione è probabilmente piuttosto comoda. Non implica scelte, decisioni, cambiamenti, basta limitarsi a stare. Ecco, vorrei autoimpormi la scomodità di uscirne.

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