Nel mio fuori orario, ho finalmente visto un altro film che mi mancava (cioè, per amore di precisione, diciamo uno di quel milione – ovviamente): After Hours.
L’incredibile quanto divertente quanto irritante nottata di un impiegato qualunque. Paul ha la sventura – mentre legge “Tropico del Cancro” di Miller in un bar – di incontrare Marcy.
È l’inizio della fine. Una serie di situazioni e personaggi grotteschi gli renderanno impossibile tornarsene a casa. Griffin Dunne è bravissimo, soprattutto nei momenti in cui – disperato e impotente – il suo personaggio scoppia in reazioni incontrollate, per poi capire che la persona che ha di fronte lo fraintenderà e lo costringerà a tornare sui suoi passi.
Paul tornerà casualmente anche laddove non vuole, in ogni bagno si laverà la faccia guardandosi ogni volta più incredulo allo specchio, anche la polizia chiuderà il telefono sulla sua estrema richiesta di aiuto, lasciandolo esterrefatto.
Gran finale.
Una risposta su “After hours”
Meraviglioso. Ne ho rivisto dei frammenti l’altra notte. Ricordavo con divertimento la trama – film visto l’ultima volta a quindici anni – ma non i movimenti di macchina, non i dialoghi in dettaglio, non gli spaesamenti, non i lampi onirici. Ripeto: meraviglioso. Spero in un’imminente visione integrale.