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Gli scranni, i media, la polis

Agenda setting

di W.E.

Va bene, oggi ho una vena polemica.
In realtà uno potrebbe trovare il modo di sfogarla quotidianamente.
C’è sempre qualche notizia che ti offre il fianco.
Ma se lo si fa sempre, finisce che – come ben sappiamo – ci si abitua, e tutto diventa piatto, niente assume più la rilevanza che merita o che dovrebbe meritare.
È esattamente il percorso che seguono i nostri dispensatori di informazioni.
Esattamente la ragione per cui la lettera di Veronica Lario assume un’importanza spropositata e soppianta qualsiasi altra informazione realmente rilevante.
Il meccanismo è sempre il solito, quello che segue le regole dell’agenda setting (attenzione, l’aggenda setting è preistoria della comunicazione, eppure, nonostante internet, continua a funzionare alla perfezione).

Infatti, come sappiamo, l’importanza della notizia è dettata dall’importanza che i mezzi di comunicazione decidono di affibbiare alla notizia stessa.

Come Mr Kane ci ricorda, basterebbe già un titolo un po’ più grande degli altri.

Ciò significa che non solo possiamo costruire una scala di importanza, appunto. Ma possiamo allo stesso modo annullarla. Vabbè quello è semplice, basta che la notizia non compaia affatto.

Ricordo bene che nel ’98, avendo vissuto con una ragazza portoricana e avendo così avuto la possibilità di conoscere nel dettaglio la situazione politica del Puerto Rico, cercassi, in un quotidiano italiano, la notizia dell’esito del referendum.
I Portoricani dovevano decidere se rimanere uno Stato semi-indipendente (con un Governatore statunitense e sotto le regole del Commonwealth), diventare uno Stato indipendente a tutti gli effetti (annullando così le ingerenze e il protezionismo nordamericano e dunque anche incorrendo nel rischio se non nella certezza di seri problemi economici), diventare l’ennesimo Stato degli Stati Uniti d’America.

Nonostante il forte movimento per l’indipendenza, i portoricani decisero di rimanere semi-indipendenti (si fa per dire, giusto per fare un esempio: potete immaginare quante banane esistano in Puerto Rico, bene loro sono costretti a importarle dagli Stati Uniti). Difficile biasimarli.
In ogni caso, ho un po’ divagato, tutto questo per dire che l’unico quotidiano che riportava la notizia era il Manifesto. Nessun altro. Eppure tra i trafiletti “dal mondo” si discuteva dell’ultima plastica di tizia e dell’ultima disavventura di caio (Micheal Jackson se non erro).

Oggi, come ieri, vedo il pericoloso accostamento tra la manifestazione a Vicenza e l’arresto della nuova cellula terrorista. E questo mi fa paura.
Ovviamente altre persone, come me, hanno notato la cosa, in giro per la rete se ne parla parecchio.
Non importa che poi si corra a smentire, a scollegare gli eventi: una volta che la cosa è partita tutto fa eco, tutto fomenta, tutto drammatizza, tutto ingrandisce.

Oltretutto, le ipotesi sono due:
– il collegamento viene effettuato con puro intento sensazionalistico (non che di per sé ciò costituisca una giustificazione, ma se non altro l’obiettivo è semplicemente il bieco fare colpo sul lettore/spettatore e aumentare le tirature/l’audience);
– il collegamento è studiato, è voluto, è premeditato, allora diventa pura strumentalizzazione.

Non so cosa è peggio, fate voi.

Una risposta su “Agenda setting”

25.000 per le fonti ufficiali, oltre 100.000 per i manifestanti (ore 13,30).

Al tiggì la giornalista avvicina ragazzi di un centro sociale di Padova:
“Voi siete temuti…”
“Ma, c’è poco da temere, come vede è una festa”.
“Ma siete del centro Gramigna?”
“No, del Pedro”.
“Voi siete temuti..(aridai)”
“Ma si guardi intorno, non c’è proprio niente da temere”.

Poi prende un altro:
“Voi chi siete?”
“Siamo anarchici di Vicenza”.
“Voi siete temuti…(forse dice altro ma il senso è quello)” !?!!??!
“Non abbiamo alcuna intenzione di fare niente di scomodo, siamo venuti a manifestare per la pace”.

Maledetti giornalisti.

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