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Cinema

L’amaro sapore del potere

di W.E.

Incappo in questo film a me sconosciuto, che scopro essere un cult nell’ambito della flmografia sulla politica americana. Soggetto di Gore Vidal e regia di Franklin J. Schaffner: Henry Fonda e Cliff Robertson sono due candidati alla presidenza USA, che a suon di colpi si contendono le future elezioni (siamo ancora alla convention delle primarie) e l’appoggio del presidente uscente Lee Tracy. Il titolo originale è “The best man”, il titolo italiano prende spunto da una frase che Henry Fonda dice in macchina alla moglie guardando melanconico fuori dal finestrino “Il potere ha un sapore amaro”.
Il film, davvero ben scritto, tratta le questioni dell’opportunità e del compromesso nelle sue accezioni più squisitamente politiche, facendone emergere tutte le facce.
La lotta per il potere è qualcosa che può trasformarsi in mille modi ed avere mille evoluzioni: rappresentare semplicemente l’egoistica e personale ascesa al vertice, sottendere un vero e sentito credo di fede (“il popolo ha bisogno di ciò che io cerco di offrirgli”), fino alla corsa che è necessaria non fosse altro per interrompere quella dell’ avversario, candidato inevitabilmente indegno per il Paese.
Gli strumenti e i mezzi – come insegna il vecchio presidente condannato da un tumore ad una morte vicina – sono tutti leciti (non ultimo aprire l’armadio del concorrente e cavarne gli scheletri), e per incarnare “The best man” non bisogna farsi troppi scrupoli, essere decisi, furbi e rapidi. Anche farabutti magari, l’importante è sapersi giocare bene le proprie carte e non passare la mano.
Colpo di scena finale, che ci ricorda il valore di un noto proverbio, ma che naturalmente non vi svelo, perché non sono Bruno Vespa.

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