Un articolo del Corriere della Sera di qualche giorno fa mi riporta alla mente alcune delle conversazioni che tentavo di imbastire a suo tempo con alcuni americani per capire quali fossero le motivazioni che li spingesse ad appoggiare la pena capitale.
Stavo in uno Stato che non la prevedeva, ma in ogni caso ricordo che la questione principale per alcuni non fosse né il presunto potere deterrente, né la “giusta” funzione punitiva rispetto al delitto commesso. La questione era invece squisitamente economica, ovvero: “non ho intenzione di spendere i miei soldi per mantenere un assassino in carcere”.
Queste persone non sapevano forse – come è facile scoprire con qualche piccola ricerca – che l’iter di una condanna a morte è molto più oneroso di un ordinario processo per omicidio: costa quasi come mantenere 3 ergastolani. Nel 1996 Clinton firmò una legge per abbassarne le spese, grazie alla quale legge il tempo che intercorre tra le sentenze e le esecuzioni si riduce mediamente dagli otto ai quattro anni.
Il che però dall’altro lato, aumenta il rischio di mandare a morte degli innocenti, visto che nei casi in cui i condannati sono stati scagionati ci sono voluti almeno 6 anni per raccogliere prove a loro favore.
Dunque, non è un deterrente (ma potrebbe addirittura, paradossalmente, essere il contrario, come ci dimostrano i dati sulla diminuzione di omicidi e criminalità in Canada da quando la pena di morte è stata abolita), non fa risparmiare soldi pubblici, non riabilita i criminali, e fino a poco tempo fa uccideva anche minorenni e persone mentalmente instabili.
Insomma, tutte cose che sappiamo già.
Ma questo non sapevo: che in Texas, lo Stato più nefasto per le esecuzioni capitali, esiste la Law of Parties. La Law of Parties permette di mandare a morte anche quelli che potrebbero essere considerati complici involontari di un omicidio, ovvero addirittura ignari dello stesso, ma che per qualche circostanza fortuita – passatemi il termine infelice – hanno qualche più o meno diretta connessione (e molto spesso diretta non lo è per niente) con colui che ha ucciso.
È il caso di Kenneth Foster la cui condanna a morte, annullata dal Giudice Furgeson, è stata ripristinata dal Giudice Maria Teresa Herr – dopo che l’accusa ha fatto ricorso alla Corte Federale d’Appello – e fissata al prossimo 30 agosto.
L’Unione Europea – giunto il Texas recentemente alla sua 400ª esecuzione negli ultimi 25 anni – ha colto l’occasione per ripetere la sua richesta di una moratoria e il governatore Rick Perry in sostanza ha risposto: “Fatevi un bel ballino di cazzi vostri”.