Esistono persone che stanno nel mondo in modo molto differente da altre, persone che non si sentono altro che questo. E che in questo, non accettano compromessi.
Se, come Vittorio Arrigoni (e come Hondros e Hetherington), tutti avessimo il coraggio di misurarci quotidianamente con la violenza, la segregazione, la guerra, la tortura, la morte, capiremmo una volta per tutte che il diritto umano viene prima, prescinde dagli equilibri economici e politici di qualsiasi stato che sia sovrano o meno.
Non esistono sovrastrutture al diritto umano. Di nessun tipo.
Ma pare che questo concetto sia un po’ sfuggente.
Forse invece di obbligare gli studenti a fare uno stage prima di affacciarsi al mondo del lavoro, si potrebbe, prima di affacciarsi alla vita, mandarli a fare un periodo come volontario in uno dei numerosissimi Paesi del mondo in cui la guerra e la lotta per la sopravvivenza sono l’unica faccia della medaglia.
Commento con un amico le notizie del telegiornale: “Certo che ci vuole coraggio.”
Ribatte: “No, ci vuole sana incoscienza”.
Qualcosa di sano ci vuole, che sia o incoscienza o coraggio.
La sera mi manda un messaggio: “Ci ho pensato, e poi ho sentito Caterpillar: ci vuole sì incoscienza, ma anche coraggio, e rabbia.”
Auguri a tutti, esseri umani.