Stoner è il titolo del terzo romanzo di John Edward Williams, romanziere, poeta e professore americano nato in Texas nel 1922 e morto nel 1994. Si tratta di un romanzo dimenticato per lungo tempo, poi riedito nei primi anni del 2000 dalla New York Review Books, e, lo scorso febbraio, pubblicato da Fazi nella traduzione di Stefano Tummolini.
Sia mio padre che mio fratello me ne parlavano con un entusiasmo raro, da nessuno dei due avevo mai sentito elogiare così tanto un libro. Quindi, ho dovuto leggerlo subito.
Stoner prende il titolo dal cognome del protagonista: figlio di contadini, inizia a frequentare i corsi di agraria all’Università del Missouri per volontà del padre – che lo vorrebbe agricoltore esperto per aiutarlo nei campi – ma, affascinato dalla letteratura, finirà per cambiare percorso di studi e rimanere all’Università del Missouri, prima come studente, poi come assistente, infine come docente. Si sposa, ha una figlia, qualche amico, un amore fuori dal matrimonio. In poco più di questo consiste Stoner: nient’altro che il racconto di un uomo che percorre la sua esistenza. Senza intrecci complessi, senza eventi di particolare rilievo, Williams ci tiene attaccati a ogni pagina con una prosa asciutta, rispettosa, delicata. Una prosa necessaria, come ha sottolineato giustamente mio padre. Stoner ci sorprende perché è essenziale, proprio come la vita.
“Cosa ti aspettavi?” si chiede Stoner riflettendo sulla sua. “Cosa ti aspettavi?”
Da leggere assolutamente.