Non si arriva all’ultimo momento per tirare via una lettura che tanto è una lettura, con il piglio da divo che non si è. Il pubblico non merita questa generazione fulminata di arroganti artisti sinistrorsi che campano sul loro nome perché sono stati in radio e televisione.
Non credo che la lettura teatrale – o lettura spettacolo o come si voglia chiamarla – abbia un qualche senso, a meno di mostri, o a meno di lavori complessi che vanno al di là dello scorrere le pagine sul leggìo. E tanto meno lo credo in questo caso.
2 risposte su “Sul leggìo”
Complimenti per il blog che ora leggerò con calma. Nel frattempo volevo empatizzare con questo post che condivido in pieno (non per l’artista che citi in particolare, poiché non l’ho mai sentito dal vivo) ma di certo per le tante prove di autocelebrazione che popolano i palcoscenici italiani e non aggiungono nulla ad una lettura privata.
Anzi.
Spesso tolgono il piacere dell’intimità. E basta
francesca
Grazie Francesca,
spero che continuerai a bazzicare questi luoghi con tuoi commenti e scritti.
Ci sono molti casi, come tu stessa sottolinei, simili a quello da me indicato; io spero sempre in una capacità di attenzione e di critica del pubblico e devo dire che, fortunatamente, quando qualcuno è davvero bravo (senza essere necessariamente famoso) e non scade in bieche autocelebrazioni, la gente se ne accorge.
Mi piacerebbe che anche gli artisti, anche laddove la carriera e la fama permettessero loro bizze e approssimazioni a discapito del pubblico, portassero invece avanti il loro lavoro con serietà e soprattutto con una gran dose di umiltà.
Capisco che non è facile, ma c’è chi ci riesce.
Grazie ancora e a presto!