Come non faccio mai, a dicembre dello scorso anno ho deciso di prenotare un viaggio (breve) per il mese di maggio 2020. Non lo faccio mai perché acquistare biglietti aerei e prenotare alloggi così in anticipo mi mette ansia. Perché ovviamente penso: quante cose potranno succedere da qui a maggio? E: siamo sicuri che una di queste cose non m’impedirà di fare questo viaggio? Ecco, una Cassandra in erba. Ma chi poteva pensare che ciò che mi avrebbe impedito di partire sarebbe stata una pandemia su scala mondiale?
Comunque, è successo. Avevo comprato due biglietti aerei per Lisbona, prenotato una stanza con Airbnb, acquistato due biglietti per un concerto. Perché in tutto ciò, parte di questa iniziativa era anche un regalo per il mio compagno. Ah sì, sono passati un po’ di anni, ora ho un compagno. Il suo nome inizia per W. E W. era stato molto felice di questa mia idea, che, modestamente, avevo anche presentato bene.
Ad ogni modo. Arriva la pandemia e facciamo pace con l’idea che non partiremo mai.
Con qualche balzello scopro che c’è un modo per aggirare, su Airbnb, la proposta di avere il rimborso tramite un buono per altre prenotazioni future: leggendo approfonditamente e non cliccando subito sui primi link a disposizione, viene fuori che, allegando dei giustificativi per l’impossibilità del viaggio (tipo prove di cancellazione del volo o prove dell’impedimento governativo a muoversi) si può ottenere un rimborso totale sulla carta di credito. E devo ammettere che, inviata la mail, dopo un’ora la richiesta era stata già accettata. Quindi, grazie Airbnb. I simpatici organizzatori del concerto invece, dopo averlo spostato ad ottobre, mi comunicano che non c’è modo di avere il rimborso dei biglietti, anche se ad ottobre uno non potesse andarci. Si tratta di una nuova disposizione della “Direzione generale della Sanità e delle autorità competenti”. Benissimo, semmai toccherà rivenderli.
Ma veniamo al tasto dolente. Le compagnie aeree (e la spesa più significativa).
Tralasciamo il fatto che per cercare (senza troppo successo) di risparmiare, avevo prenotato l’andata con TAP Portugal e il ritorno con Ryanair. Lo so sembra incredibile, ma si risparmiava per davvero. Ryanair, in realtà molto prima che inizino le restrizioni per il COVID-19, più o meno a febbraio, cancella il nostro volo di ritorno e ci propone un volo alternativo che però è due giorni prima di quello dell’andata. Per motivi tecnici, dicono. Li chiamo, gli dico che non possiamo rientrare da Lisbona quel giorno perché ancora non ci saremo proprio arrivati a Lisbona quel giorno. Rimborsano il biglietto senza fiatare. Il che un po’ mi stupisce, ma capisco che se si tratta di problemi loro devono farlo per forza. Non contenti, e ancora inconsapevoli di quello che sta per avvenire di lì a poche settimane, acquistiamo velocemente un altro volo sempre con TAP, pensando che poi sennò rischiamo di non trovare posto. Temerari, oltre che inconsapevoli, dato che 3 notti a Lisbona ormai cominciano a costarci una cifra ragguardevole.
Poi è marzo. Da metà mese cominciamo a tenere d’occhio gli avvisi sul COVID-19 e a controllare i termini di cancellazione. E qui cominciano gli inghippi.
Anche TAP cancella il volo di ritorno e propone in alternativa un volo che è lo stesso giorno di quello dell’andata. Sembra una barzelletta. Riesco, con moltissime difficoltà, a chiamarli. Una signorina mi dice in stentato italiano che non dipende da loro, che avendo prenotato andata e ritorno separatamente non tengono conto di potenziali sovrapposizioni e che comunque no, se volessi rinunciare, il rimborso non è previsto ma che si può solo ottenere un voucher o scegliere un altro volo. Decido di non inveirle contro e di aspettare ancora un po’, sicuramente la situazione cambierà ancora. Ed è così. Qualche giorno fa scopro che entrambi i voli sono stati cancellati, non più spostati, non più modificati ma proprio cancellati del tutto. Di uno non mi arriva neanche l’avviso via mail, lo scopro andando sul sito ed entrando con i codici per verificare la prenotazione. Prima di richiamare studio un po’ e, come mi aveva detto un mio amico, scopro che – in caso di annullamento da parte del vettore – gli articoli 5 e 8 del Regolamento EU/261 dispongono che debba essere offerta al passeggero la scelta fra: “il rimborso entro sette giorni, secondo quanto previsto nell’articolo 7, paragrafo 3, del prezzo pieno del biglietto, allo stesso prezzo al quale è stato acquistato, per la o le parti di viaggio non effettuate e per la o le parti di viaggio già effettuate se il volo in questione è divenuto inutile rispetto al programma di viaggio iniziale del passeggero” oppure l’imbarco su voli alternativi ecc. ecc. Li richiamo. Un’altra signorina con stentato italiano (o chissà magari era sempre la stessa) mi assicura che ad oggi TAP non prevede il rimborso ma solo la possibilità di ottenere un voucher per un altro viaggio anche cambiando destinazione, da effettuare nei due anni successivi. Faccio riferimento al Regolamento ma niente. Trovo successivamente un articolo su Fortune che spiega come, seppure esista un regolamento europeo, molte compagnie aeree stiano eludendo la questione e stiano cercando di spingere i passeggeri a richiedere il voucher in modo da contenere le perdite. Io lo capisco, figuriamoci se non lo capisco. Ma, mi spiace, è per me una questione di principio. Non sono pochi soldi e se ne ho diritto, pretendo il rimborso. Non so se e come e dove potrò viaggiare nei prossimi due anni e non voglio nessun voucher. Quindi insisterò fino alla fine, il prossimo passo è l’invio a TAP del modulo di reclamo europeo.
Siete curiosi di sapere come andrà a finire? Anch’io. Non mancherò di riferirvi.