Si dice che il cane assomiglia al padrone. Avendo una lunga ed estesa esperienza familiare in materia di amici dell’uomo (no… i miei non sono dei cani…), mi trovo in disappunto su questo luogo comune. Sono i padroni ad assomigliare ai cani e non viceversa, Guardatevi in giro e non mi smentirete. Provando ad entrare in comunicazione con gli animali, i padroni tentano in tutti i modi di intercettarne i sentimenti, li suppongono, se ne convincono, e una volta che vi si sono adeguati sono finalmente sicuri di poter capire come loro vedono il mondo. Cos’è questo se non un processo di trasformazione dell’uomo in cane? E poi , non si dice forse degli uomini che sono dei cani? Avete mai sentito qualcuno che dia dell’uomo a un cane, nel senso dispregiativo che è l’unico possibile?
Oggi un mio amico fotografo mi chiama per chiedermi un consiglio su dove posizionare le casse audio nel salotto della sua nuova casa, al momento in costruzione… o ricostruzione. Mi viene a prendere e mi porta a visitarla: è una torre medioevale, sviluppatasi in monastero di clausura nel ‘600 , poi diventata abitazione nel secolo successivo, e occupata da mezzadri fino agli anni ’60. I vari mutamenti hanno fatto sparire i tratti architettonici originali e oggi ha l’aspetto “classico” di una casa di campagna dell’Italia centrale, ai margini del bosco e affacciata su una valle. Il mio amico ha comprato una parte dell’edificio, e lo sta ricostruendo per l’ennesima volta secondo le esigenze sue e di sua moglie: il salotto, lo studio suo e della moglie, la camera da letto per loro e quella per l’ipotetico figlio, la cantina, tre bagni,e poi una pergola sul terrazzino, una serra nel giardino, una recinzione intorno ai lecci del bosco che confinano con il futuro parcheggio sul retro…
Mentre lui mi accompagna nell’esplorazione ci sono due cose che mi colpiscono, e mi portano un po’ altrove.
La prima: tutte le tracce delle ristrutturazioni rese evidenti dai muri scialbati, i segni che testimoniano la vita dell’edificio e di chi ci ha vissuto, verranno cancellati dall’intonaco. Un po’ mi dispiace, e glielo dico. Lui mi risponde sicuro: Non c’è problema, ho già fotografato tutto da punti equidistanti. Ho la documentazione completa!
La seconda: il mio amico ha calcolato tutto in modo maniacale, dalle cose più tecniche, apparentemente necessarie, come la condotta delle tracce elettriche nei muri, il livello del pavimento che verrà riscaldato, il prefabbricato per ottenere il tiraggio garantito da applicare ad un camino antico di pietra serena trovato altrove, fino ad arrivare a cose che vanno molto al di là della mia immaginazione. Le lampade di design di cui ha ricostruito il progetto e di cui ha realizzato delle copie; i mattoni del comignolo visti in cima ad una casa e fatti rifare espressamente in numero di 26 unità per la futura dimora; la forma delle mattonelle di cotto, anche queste viste ad una fiera e fatte rifare da un’azienda locale ricostruendone liberamente il disegno. E si arriva fino alle marche degli elettrodomestici scelte in base al design e, lupus in fabula, un piano mobile meccanizzato (di cui lui imita il rumore con la voce) per scendere in cantina, che faccia così guadagnare lo spazio inesistente per una scalinata e dia quel tocco di Star Trek in campagna, laddove il mezzadro ci avrebbe messo una ignorante botola.
E lì, guardando il modo in cui muoveva le mani per indicare il luogo degli oggetti e i loro volumi, mi è venuta l’illuminazione: lui sta costruendo la casa ad immagine e somiglianza della sua mente!
Esco dal rustico e guardo il cancello del vicino. C’è un cartello che avverte: Attenti al cane!
Mi chiedo: chissà se la casa del vicino è ad immagine del suo cane?