L’albero di Natale di casa dei miei è un nano. Resiste dallo scorso dicembre; mia madre aveva allora provveduto a innalzarlo sopra un mobile in modo da non farlo sembrare il nano che è. Durante l’anno ha allungato le braccia, nel frattempo il tronco è rimasto lo stesso, anzi, forse si è un po’ accasciato su se stesso, tanto che oggi somiglia più a un cespuglio che a un albero. È così che mio padre lo chiama: “cespuglio”.
Ho osservato che a parte le classiche palline e le classiche lucette, gli addobbi più belli rimangono quelli di legno colorato che mio padre portò molti anni fa tornando da un viaggio in Cina. Ho anche espresso il mio parere negativo su dei fiocchi di cartapesta dorata e argentata che compaiono qua e là. Mia madre ha ribattuto che, avendo a disposizione pochi addobbi, ha dovuto arrangiare qualcosa per arricchirlo e che, in questo modo, gli ha dato quel tocco di kitsch che un albero dovrebbe avere – quest’ultima è una teoria di mio fratello. Ma il cespuglio quest’anno è in un vaso a terra, con gli arti troppo cresciuti. Alla fine anche mio fratello ha convenuto con me che prima del tocco di kitsch bisognerebbe provvedere a regalargli una nuova dignità di albero. Vedremo se a dicembre 2011 riusciremo nell’intento.