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Cotidie

In cammino

di W.E.

Come abbiamo già notato diverse volte, il tempo (s)corre.
Le persone, gli animali e le cose sembrano battere i colpi che segnano il passo.
Rivedere vecchi amici dopo lunghi mesi fa effetto, soprattutto se i loro figli sono alti il doppio e hanno cambiato faccia.
Passando la serata a conversare con bambine dai 4 ai 7 anni si scoprono molte cose interessanti.
Innanzitutto che Johnny Depp non è prerogativa né delle teenagers né delle quarantenni (anche se una di loro faceva giustamente notare che è “vecchio”).
Poi, che i fidanzati e le fidanzate sono numerosi fin dall’asilo – e questo va bene, accadeva anche ai miei tempi – ma che se alla mia età se ne è sprovvisti c’è qualcosa di strano.
A questa rivelazione le bambine prima sono rimaste interdette, poi hanno indicato il bicchiere, riconoscendo in lui, con fermezza e soddisfazione, il mio compagno di vita.
Voi capite che una cosa del genere vi può mettere profondamente in crisi.

L’altra sera ho visto Children of Men di Alfonso Cuaròn.
Nel 2027 il mondo intero non è altro che un groviglio di guerre e guerriglie, l’unico Paese franco è la Gran Bretagna, che dunque vive in modo drammatico e assoluto il problema dell’immigrazione (e diciamo che sto minimizzando). La questione grave è però un’altra: praticamente il genere umano sta per estinguersi perché tutte le donne sono colpite dall’infertilità.
Theo (e il nome non è casuale) è l’eroe di turno che si trova a dover scortare una giovane nera (e il colore non è casuale) miracolosamente incinta in un luogo dove ha sede il “Progetto umano” ed evitare che finisca nelle mani di istituzioni, fazioni ribelli, profittatori.
Diverse cose non mi hanno convinto (a partire dal doppiaggio della sventurata) ma l’idea è davvero interessante. Al di là delle letture cristologiche (la bambina è di fatto la Salvatrice), il pensare un mondo senza bambini è impressionante. Le scuole sono edifici abbandonati e il pianto di una neonata può improvvisamente bloccare decine di soldati impegnati a sparare.
Direi che se ne potrebbe trarre qualche riflessione.
Ma non diciamolo troppo forte: Chiesa e Partiti potrebbero trovarci un bel po’ da strumentalizzare (tra parentesi, vi consiglio l’interessante commento di Scalfari sul Family Day).

Ho finito di leggere Everyman di Philip Roth. Anche questo ci interessa, poiché ci racconta di un uomo che, come qualsiasi altro uomo, si confronta con la vecchiaia e la morte. È un libro molto bello. Temo che dimenticarsi di considerare la comunanza di sorte tra noi e tutte le altre persone sia alla base di parecchi errori.

Anna (7 anni) vorrebbe diventare ricca solo per poter comprare uno yacht, metterci dentro la sorella, fare un buco sotto e poi farlo partire. E poi, tra le altre cose, vorrebbe fare la pittrice.
Sara (4 anni) ha tenuto tutta la sera in consegna una lucciola in un bicchiere, ordinando ai padroni di casa di spegnere le luci per non disturbarla e poterla vedere accendersi.
Giosuè (3 anni e mezzo) è uno di quei bambini che si muove inconsapevolmente a ritmo di musica e vorrebbe già essere capace di suonare la chitarra.

3 risposte su “In cammino”

Tre note istantanee.
-The movie is awful.
-Su morte e malattia consiglio “La morte di Ivan Il’ic”di Tolstoj
-I bambini sono mostruosi, figurarsi quando diventano adulti. Consiglio la lettura de “Il signore delle mosche” di William Golding.

Accolgo la provocazione e dico che secondo me, invece, i bambini andrebbero frequentati.
E che mi sembra che nonostante tutto il parlare su come e quanto essi rappresentino il nostro futuro, spesso le azioni e le disposizioni nei loro confronti, nella pratica, siano molto diverse dalla teoria.

Quando eravate bambini/e avete fatto le cose zozze con le vostre cugine/i?
Se si, cosa di preciso?
Se no, come vivete oggi la vostra sessualità?

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