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Gli scranni, i media, la polis

Ricevimento

di W.E.

Non so che cosa accadrà al nostro Paese nei prossimi anni. Dico, a prescindere dal verde che si allarga nelle bandiere e si restringe nei campi – qui, sotto l’aia ancora per poco mia, costruiranno una bella piscina, e le porzioni di casolari riscaldate a camino diventeranno tanti appartamenti per tante famiglie, e tra confusione e strepiti avranno termine le notti silenziose…
Dicevo. Ho un fremito, un fremito d’indignazione e repulsa per tutti coloro che occupano cattedre senza meritarne neanche il più piccolo cassetto. Non parlo di qualche politico ma di qualche insegnante. E dei segretari di quegli insegnanti. E di tutti quelli deputati a essere di sostegno agli studenti in quanto investiti di ruoli di qualche tipo all’interno delle strutture didattiche ma invece finiscono per essere un intralcio. Quando non un ostacolo serio.
E aborro episodi del tipo di cui ora vado a narrarvi, con nomi neanche troppo di fantasia.

Francesca xxx, studentessa dell’ultimo anno di Conservazione dei Beni Culturali, s’informa sull’orario di ricevimento di Luciana xxx, direttrice didattica del suo Corso di Laurea. S’informa per scrupolo, dato che siamo agli sgoccioli del primo semestre (e nel secondo gli orari di ricevimento cambieranno) e anche perché la sede del corso è in un’altra città rispetto a quella in cui abita, a circa un’ora di distanza in auto.
Telefona. Alla domanda di cui sopra (“Volevo sapere se gli orari di ricevimento sono quelli dato che vengo da fuori e non ho sempre modo di controllare su Internet…” etc etc) Luciana risponde con un’altra domanda (che non si fa n.d.r.) per di più provocatoria:
– “Ha una domanda migliore di questa?”
– “No. Veramente io volevo sapere…”
– “A questa domanda le può rispondere il computer.” (strafalcione: il computer non “risponde” e comunque non è il computer che fornisce gli orari, ma semmai un sito su Internet; quindi siccome lei lo sa, forse è uno strafalcione voluto, allora seconda provocazione, n.d.r.).
– “Ma non tutti hanno il computer e non tutti hanno modo di verificare sempre e facilmente le informazioni su Internet”.
“Ah questo è un altro discorso”. E riattacca. RIATTACCA. Siamo alla maleducazione.

Francesca è un po’ basita, ma siccome non si fa scomporre per così poco chiama la segreteria del Dipartimento. Risponde un ragazzetto.
“Sì, ciao, senti, scusa siccome io dovrei etc etc so che il ricevimento inizia alle 15 ma a che ora finisce?”
Risposta: “Il ricevimento non hai mai fine, ha solo un inizio.” Siamo alla demenza.

Francesca non si abbatte. Sale in macchina, e fa in modo di essere al ricevimento in un orario perfetto sia per il primo che per il secondo semestre, né troppo presto né troppo tardi (ma in fondo avrebbe potuto anche arrivare tardi tanto l’orario di ricevimento non ha mai fine).
Naturalmente Luciana non c’è. Invece arriva un’altra ragazza, visibilmente agitata che deve consegnare la tesi entro la giornata e davanti alla porta chiusa è presa da un attacco misto di panico e disperazione. Insieme vanno in segreteria a chiedere delucidazioni, lì scoprono che Luciana se n’è andata giusto giusto dieci minuti prima dell’inizio del ricevimento (ma che brava!). Protestano a viva voce, richiedono il numero di cellulare senza successo, e alla richiesta di indicazioni su come poter fare non solo per risolvere la cosa ma anche per avviare un giusto reclamo la risposta è “Lo sapete che il coltello dalla parte del manico ce l’hanno sempre loro. Poi fate voi.”

Ecco. Fate voi.

4 risposte su “Ricevimento”

Caro MrTorrance, la sintesi – come insegna Fronte del Banco – può essere esplosiva.
Ma su questo blog, anche se ormai poco vivo – cosa di cui mi rammarico quotidianamente senza ahimé riuscire a porvi rimedio – ogni tanto capita anche qualcun altro oltre a me, dunque non essere così parsimonioso e regala ai fedeli lettori qualche pungente pillola.

Università di Firenze, facoltà di Psicologia. Il professor XY viene condannato per il reato di falso ideologico. Fatto: durante le fasi finali della sessione d’esame il professor XY, visto il numero ancora elevato di studenti, una ventina in tutto, propone di attribuire a ciascuno, evitando loro la prova orale, l’attuale voto medio del libretto.
Scandoloso, incredibile, condannabile su tutta la linea.
Certamente, tanto quanto quella ventina di studenti che accetta di colludere.
Montanelli diceva che la servitù, in molti casi, non è una violenza dei padroni, ma una tentazione dei servi.
I padroni, d’altra parte, hanno vita più facile. Ironia della sorte, il professor XY è stato censurato anche dall’Università stessa, in modo peraltro risibile e paradossale: è stato sospeso dall’incarico per dieci giorni. Sì, però durante il silenzio accademico. Fantastico.

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