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Cotidie

Immaccolata

di W.E.

Procrastinando il momento in cui mi andrò a coricare, spero nel giro di un quarto d’ora comunque, faccio il bilancio del giorno festivo. Solito ammontare di ore davanti al computer (tanto festivo non è), piacevole cena con un’amica seguita da un tè col rum, piacevole seppur breve incontro casuale con un gruppo di vecchi compagni d’università.
Niente male, dico. Poi ripenso alle luci di Natale sparse per le vie, alla città un po’ triste (al buio d’inverno di solito mi fa quest’effetto).
Mi viene in mente l’oste che quando la mia amica alza il dito per dire che non vuole il secondo le prende il braccio e glielo sbatacchia, come per dire “questo non serve”.
E ricordo mio padre in un ristorante di Madrid che mi riprende nel momento in cui alzo il braccio per chiamare il cameriere. Allora mi torna il mente il Natale vicino. Poi penso a mio fratello, con cui recentemente ho avuto modo di fare una lunga chiacchierata, cosa che capita sempre troppo poco spesso. Penso a tutte le persone a cui tengo e la malinconia diventa più dolce. Per strada ho trovato un sacco di rami spezzati, c’è vento, tutto sbatte, e piove.
Poco fa l’unico ciocco di legno rimasto nel camino ha preso fuoco da solo.
Devo provare le vecchie catene sulla macchina prima che arrivi la neve.
E devo aprirmi un fondo pensione.
Rob questa settimana mi riporta un esempio che non potrebbe più difficilmente scatenare in me qualche tipo di identificazione. Per poi concludere, sinteticamente:
“troverai la redenzione dove prima c’era solo merda”.

2 risposte su “Immaccolata”

A parte che mi piace quando si parla di me, a parte che papà è il primo che alza il dito per chiamare i camerieri, saranno i neuroni specchio o lo stesso sangue: mi hai avvolto e strizzato.

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