Categorie
Cinema

Steven Shainberg e Kim Rossi Stuart

di W.E.

Fur.
Non mi stupisce che la figlia di Diane Arbus si sia inalberata alla visione di questo ritratto della madre. Ma lasciando da parte le questioni biografiche e la loro veridicità (il film vuole essere immaginario e semplicemente ispirato a), l’amicizia/amore tra Diane e il malato di ipertricosi Lionel finisce per sembrare il pretesto o ragione principale per cui la fotografa decide finalmente di seguire il suo istinto e spendere il resto della sua vita come ritrattista di “freaks”. E, peggio, lo fa con uno stile hollywoodiano un po’ trito. L’apparizione di Robert Downey Junior sotto i peli è decisamente poco credibile. Infine. Ho realizzato che spesso la bellezza algida di Nicole Kidman, quantunque brava, viene prestata un po’ troppo alla macchina e finisce per seppellire i personaggi che interpreta. Non dove, invece, le viene applicato un naso posticcio (The Hours) o il regista incide con una maggiore caratterizzazione (Da morire).

Anche libero va bene.
Kim Rossi Stuart è qui anche regista. Mi sembra un’opera prima niente male. Lo spaccato di una famiglia e dei difficili rapporti tra genitori e figli, nella confusione di ruoli, negli errori, nel bene e nel male.
Niente di eccezionalmente nuovo, a volte un po’ forzato, ma anche sottile, attento ai dettagli, con un gran merito agli attori, bravi tutti – in particolare Alessandro Morace, il bambino protagonista.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.