È una giornata pressoché estiva.
Vedo il mare dalla terrazza. Quasi me ne scordo dell’esistenza del mare, finché non lo ritrovo.
E quando accade non mi capacito di come esso non occupi uno spazio rilevante e fisso nei miei pensieri.
L’ufficio anagrafe è chiuso per assemblea sindacale, mi fermo dal fioraio e compro una piantina di erica.
Il piccolo cimitero che sta arrampicato su un promontorio sopra la città mi apre una vista più ampia sulle ginestre e sull’acqua calma dell’Adriatico.
Le foto sbiadite dal tempo in questo silenzio di pace mi impressionano un po’, come se lì risiedesse una comunità inventata, creata dalla fantasia di qualcuno.
Elena non vive più da sette anni, quasi otto. Sua madre tiene un quaderno davanti alla lapide, in mezzo a fiori, nastri e piccoli oggetti. Lì ci scrive chi passa, chi ne ha voglia.
La lettura scandisce il passaggio dei giorni, dei mesi, degli anni, e insieme allontana e avvicina la sua morte alla realtà.
Stasera cenerò con un’amica. La sua Elena nascerà tra un mese, per ora le sgambetta in pancia.
Penso all’idiozia gioiosa dei nostri diciassette anni, e a come è difficile stare al passo col tempo.
E poi penso che dovrei comprare fiori più spesso.
Una risposta su “Fiori”
Ieri guardavo alcune foto della mia prima figlia quando aveva 6 mesi. Ora ha 11 anni. E pensavo la stessa cosa.