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Gli scranni, i media, la polis

Lo sposalizio dell’albero

di W.E.

L’altro giorno leggevo sul Venerdì di Repubblica l’accorata lettera della Sig.ra Anita Gentili che lamenta giustamente quanto i Governi e i partiti tutti (pure quelli che hanno il “verde” nel nome e nel logo) se ne infischino di mettere al primo posto in agenda il problema ambientale – piuttosto grave – e soprattutto come gli amatissimi-odiatissimi media non si occupino affatto di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla questione, se non con il consueto allarmismo che gli pertiene. Così la siccità diventa il dilemma della primavera 2007, nonostante siano anni che si parla di come l’acqua stia diventando sempre di più una risorsa scarsa.

Come molti di voi sanno, l’Italia è uno di quei Paesi piuttosto indietro per quanto concerne l’educazione alla salvaguardia dell’ambiente. Vabbè, non è una novità, e io sono l’ultima persona in grado di affrontare l’argomento.
Tuttavia, qui siamo. Mi arrogo il diritto.

Due giorni fa, il 6 maggio, è stata la giornata nazionale del riciclaggio.
Vorrei soffermarmi su alcuni dettagli scoperti recentemente – cosa che vi chiarisce la mia inesperienza. Che vi devo dire, sono pochi anni che vivo in campagna, e mi porto ancora dietro un approccio naif da abitante di una città non nordeuropea.

I bicchieri e i piatti e le posate di plastica non vanno nel cassonetto multimateriale (dove vanno plastica e vetro) ma invece nell’indifferenziato. E non sto parlando di bicchieri, piatti e posate di plastica sporchi.
Il cellophan, invece, sì. Ci va. Ecco, non l’avrei mai detto.
Ci va naturalmente il PVC, il polistirolo, sì, il tetrapak e – udite udite – le retine per alimenti.
Beh, sono scoperte che ti cambiano la vita.
In cucina abbiamo uno schemino recuperato alcuni giorni fa ad un banchetto alla COOP (dove ti mostravano come con il cartone si possano fare sedie, poltrone e letti) che non posso più esimermi dal consultare. Mi ritrovo a due passi dai tre cestini (indifferenziato, multimateriale, organico – da poco abbiamo cominciato a fare il compost -, la carta non si butta ma si conserva per la penuria invernale da camino) e con il rifiuto in mano scorro col dito sullo schemino.
È diventata una sfida azzeccarci al primo colpo.
In casa si cominciano a sciacquare – prima di buttarle – lattine, flaconi, bottigliette di vetro.

Ve lo consiglio. È divertente, e ti fa sentire una persona a posto.
Non che sia sufficiente, ma tanto per cominciare.

Infine. Fino al primo pomeriggio di ieri mi trovavo qui, dove in mattinata, con 190 bambini, si cercava di tenere proprio questo argomento.
Più o meno. In questo posto, dove c’è un bellissimo bosco che non ho avuto modo di visitare, proprio oggi si tiene un rito particolare: Lo sposalizio dell’albero.
(Volevo chiudere con una nota romantica).

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