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Cotidie

L’omino di pan di zenzero

di W.E.

Una delle due favolose donne che vivono con me, che oltre al suo lavoro vero è anche cuoca, parrucchiera, falegname, tuttofare insomma, oggi ha deciso – dopo gli addobbi natalizi – di fare i biscotti.
Gli omini di pan di zenzero.
Non voglio raccontare la storia dell’omino di pan di zenzero perché anche se la sua fine non avviene in forno, è comunque una storia triste.
Lo ricordo in Shrek, intinto continuamente nel latte per fargli rivelare chissà quale segreto. Mi fa già un po’ pena il suo finto sorriso che gli costringono addosso: perché, vogliamo davvero credere che abbia qualcosa da ridere?
Comunque. L’idea si associa bene con la malinconia del Natale, incluso il fatto che come sottofondo ora come ora ho Pink Moon di Nick Drake.
Meraviglioso. Ma – dannazione – altra associazione: penso al soldatino di piombo, alla bambina dalle scarpette rosse.
Andersen era un malato mentale.
Non so se ricordate quella delle due statuine di porcellana che faticano come matte tutta la fiaba per ritrovarsi insieme dopo essere state separate.
Bene, la fiaba si conclude più o meno così: “E vissero felici e contenti finché non andarono in pezzi”.
Alcuni degli omini di pan di zenzero sono venuti senza braccia.
Ho deciso che sceglierò uno di quelli. Un omino di pan di zenzero monco.
Così, per carità.

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