Ho dei bei cugini che vedo troppo poco. Non so quasi niente delle loro vite, delle loro esperienze, dei loro figli. Quelle rare occasioni in cui mi capita di passare una serata con alcuni di loro, come ieri sera, mi viene in mente il detto – nonché il film – “parenti serpenti”. Io vivo, in alcuni casi, il problema opposto. Certo, non con tutti i miei parenti ho grande affinità, ma con alcuni sento a pelle di averne. E, come dire, mi piacerebbe approfittare del fatto che – per questioni di sangue – ho avuto l’opportunità di conoscerli e altrettanto potrei avrei l’opportunità di frequentarli. Sì, la pigrizia mi mangia a morsi, e prima di prendere un treno, di partire un weekend, mi faccio mille problemi.
Ma tutto ciò deve finire.
3 risposte su “Questioni di sangue”
Secondo me i tuoi parenti la vivono esattamente come te. Anche a me è capitata la fortuna di avere cugini con cui ci sono grandi affinità e anche io, le poche volte in cui li incontro, penso che, forse, se vivessimo più vicini…..
Ma è anche bello così, magari la quotidianità renderebbe le cose meno semplici. Forse, a volte, è meglio tenere stretta una cosa rara ma grande e bella.
Io dico che bisogna dimostrare l’affetto con i fatti.
Le chiacchiere lasciano il tempo che trovano.
Le persone o si amano con le azioni (le opere se vogliamo traslarla sul piano religioso) non con le intenzioni.
Punto.
Credo che questo valga un po’ per tutto.
Le intenzioni valgono poco se non trovano espressione in qualche cosa di concreto.
Tu riesci sempre a dimostrare come vorresti (con i fatti) l’affetto alle persone che ti circondano?
Esistono delle situazioni in cui “i fatti” tardano a venire – non per disattenzione, noncuranza, disinteresse – ma per questioni diverse, alcune delle quali contingenti.
Eppure i rapporti con alcune persone – non solo i cugini fisicamente lontani – sembrano basarsi sull’eventualità che questi “fatti” possano verificarsi, anche laddove non accade spesso.
O no?