Canzoni dal secondo piano è un film di Roy Andersson, premiato a Cannes nel 2000 con il Premio Speciale della Giuria.
Si tratta di uno dei film più grotteschi, cinici, teatrali che abbia mai visto: una serie di situazioni bizzarre, comiche, tragiche portate all’eccesso, in cui i personaggi si muovono senza speranza di riscatto. La via di una città bloccata dal traffico per lunghi giorni, un uomo picchiato senza motivo, un altro licenziato che striscia ai piedi del suo capo, un’intera comunità che si riversa all’aeroporto con montagne di valigie per fuggire da non si sa che cosa, il sacrificio di una bambina per la salvezza, un mago che rischia di tagliare per davvero a metà uno spettatore prestatosi allo show, un uomo che dà fuoco alla sua azienda per intascare l’assicurazione.
Donne, uomini e luoghi cadenti, in un’ambientazione spoglia e fredda, dentro inquadrature infinite. La visione di Andersson sulla condizione umana contemporanea sembra volerci ricordare quanto siamo assurdi, ridicoli e infine dannosi, anche nelle nostre azioni più basse e disperate.
L’ultima scena è meravigliosa, e argutamente blasfema, ma evidentemente nessun alto prelato ha visto il film.