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Cinema

Trouble in Paradise

di W.E.

Prosegue la visione di Lubitsch: dopo Vogliamo vivere!, è toccato a Trouble in Paradise (1932) – in italiano infelicemente titolato Marcia competente: ma che vuol dire poi? Una mancia può essere competente? Semmai è competente colui/lei che se la guadagna.

Lily e Gaston sono una coppia di ladri infallibili, si innamorano sfilandosi reciprocamente portafogli, spille e orologi e decidono di essere fatti l’uno per l’altra. Si mettono al servizio di Madame Colette, una ricchissima signora parigina, con l’obiettivo di impadronirsi del contenuto della sua cassaforte.
Ma Cupido gioca un brutto scherzo: l’affascinante ereditiera s’innamora, ricambiata, di Gaston.

Come in Vogliamo vivere! il ritmo è incalzante, così come i dialoghi; ogni accadimento ribalta quello precedente nello stesso modo in cui – verso la fine – i protagonisti si inseguono da una stanza all’altra facendo impazzire il maggiordomo.
A detta di Lubitsch è il suo film più riuscito, e i critici sembrano pensarla come lui. Il divertimento è garantito tuttavia sono d’accordo – per una volta – con Mereghetti quando dice che in questo film è presente anche una nota amara, che riguarda proprio la disillusione amorosa.

Memorabile la scena in cui Madame Colette promette ventimila franchi a chi le riporterà una borsetta di gran valore persa a teatro (ma in realtà rubata da Gaston): tra le numerose persone ad attendere in anticamera il proprio turno, spunta un individuo malmesso e spettinato che si presenta unicamente per esprimere tutto il suo disprezzo a chi ha speso così tanti soldi per una borsetta.

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