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Cinema

Un’altra giovinezza

di W.E.

L’ultimo film di Coppola è tratto dal romanzo di Mircea Eliade, la storia di un professore settantenne, Dominic Matei, che il giorno in cui decide di suicidarsi viene colpito da un fulmine e anziché morirne, miracolosamente, ne uscirà di nuovo giovane e dotato di memoria e poteri sovrumani.
Coppola autoproduce, scrive e dirige il film, sembra che proprio non possa fare a meno di lavorare sui temi affrontati dal filosofo e storico delle religioni Eliade. E, in effetti, come biasimarlo?
Il tempo e il linguaggio (le cui origini sono oggetto della ricerca di Matei dalla sua “prima” giovinezza) sono i due grandi temi che tessono la trama e portano scompiglio nelle vite dei personaggi.
La lunga ricerca di Matei, che parte lontana fino ad attraversare gli anni della seconda guerra mondiale, dell’allunaggio e più oltre, è infinita e quasi impossibile, niente è come sembra ed esiste sempre qualcosa che si trova aldilà e che sarà sempre ignoto.
Coppola rovescia la camera nei sogni dei protagonisti, Roth offre una meravigliosa doppia interpretazione.
È un film amaro e dolente, ora pieno di speranze, ora congelato nella neve. Ed è un film che parla della vita, del concetto di perdita insito nell’arrivo della vecchiaia, parla di rinuncia, di scelte, di amore.
Youth without youth, il titolo originale, diciamo che stavolta gli italiani se la sono cavata abbastanza bene.

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