Ecco, tornare a casa e scoprire che hai lasciato il cellulare in un posto abbastanza lontano e non lo recupererai prima di un giorno, ricordarti che anche il tuo telefono fisso da circa una settimana non funziona (e la Telecom il giorno successivo, dopo lunghe attese e milioni di canzoncine sa solo dirti che sì in effetti il guasto è già segnalato ma ancora il problema non è stato risolto); non avere avuto ancora l’intelligenza di appuntare i numeri di telefono su una rubrica (pur avendo avuto l’accortezza di comprarla per poi abbandonare lei e le sue pagine intonse sullo scaffale).
Dunque è notte e sai che qualcuno si preoccuperà perché non ha ricevuto il messaggio che conferma l’arrivo a casa in tutta salvezza, e ti preoccupi a tua volta per la sua preoccupazione e pur pensando a tutte le possibilità di risolvere la questione non ce n’è una plausibile e vai a letto con le mani legate (del libro che stai leggendo non ricordi il punto, le immagini nebbiose delle ultime dieci pagine ti convincono a non tentartela neanche).
E il giorno dopo è uno stramaledetto lunedì, in cui devi dare conferme delle riunioni e degli appuntamenti del martedì, e non hai telefono né numeri, e – guarda caso – l’ADSL (santa, benedetta, grazie di esistere) va a manovella.
Vorresti bestemmiare anche se solitamente la bestemmia non ti dà abbastanza soddisfazione, poi piano piano le cose si sistemano anche se chissà perché hai un torcicollo da paura.
Poi scopri che c’è chi ha pensato di molto peggio e che, pur di sapere se stai bene, si è fatto diversi chilometri e una notte in bianco. Allora c’è posto solo per la riconoscenza, per il sorriso che avanza, per vedere la fortuna che hai di aver incontrato una persona speciale.
Comunque, si può arrivare ad una sana conclusione: un giorno senza cellulare è un lusso che ci dovremmo ogni tanto permettere.
6 risposte su “Senza linea”
Strano ma vero…
Esistono persone che vivono SEMPRE senza cellulare. E la sottoscritta è un esempio…
Ho sempre ringraziato i miei per la loro… diciamo “integrità”, in questi casi, anche se è già un po’ degenerata riguardo a TV e computer. Per fortuna sul cellulare sono irremovibili. Grazie a questo, in 16 anni, ho imparato ad arrangiarmi, a essere più autonoma e soprattutto a non dipendere da qualcosa così tanto da non poter nemmeno pensare (come la maggior parte di voi fa – è una generalizzazione, lo so) che la nostra vita, le nostre relazioni, non siano obbligatoriamente legate da quell’aggeggino diventato indispensabile…
Credo che sarei sotto uno stress perenne, sbadata come sono: dover rispondere alle chiamate, ai messaggi, per sapere se “son tornata sana e salva”… bah, credo che me ne dimenticherei a migliaia e avrei sulla coscienza le notti insonni dei conoscenti.
Un po’ mi dispiace che non possa capitarmi quindi quello che tu hai descritto ma…in linea di massima preferisco la mia esperienza.
Non sono contro i cellulari, sto iniziando a viaggiare molto, sia all’interno che all’esterno della regione, e ne comprendo l’utilità e la semplicità…ma sono in questi casi eccezionali…per il resto è un poter essere sempre controllati e un dipendere da esso.
Solo non condivido coloro che prima di averlo pensano l’opposto del tuo ragionamento conclusivo: “un giorno (e una vita) con il cellulare è un lusso che dovremmo permetterci”…
Mi rattrista.
Buona giornata…
Buona notte…
Prima dello scritto:
“Una bella dose di Curaro è proprio quello che ci vuole.”
Cara VaLev, riconciliati con la sintassi e la punteggiatura. Mi faresti la cortesia di ribadire la tua idea, sempre che tu ne abbia una precisa, su utilizzatori e utilizzo del telefono portatile? Non ho afferrato. Mi sembra che il centro del tuo ragionamento sia imperneato sul cerchiobottismo (concedetemelo): non sono contro ma non lo uso, anzi, lo farei o lo faccio solo in casi eccezionali. Quali sono questi casi eccezionali? C’è un consiiglio di gabinetto in famiglia dove vengono varate le linee guida per la salvaguardia dell’integrità di non so cosa, dall’avanzare del progresso?
Ti sto attaccando e giudicando in maniera deliberata e superficiale, perchè il metro con il quali giudichi è quello con il quale vieni giudicato.
Saluti!
Perdonalo, non aveva capito la tua età. Questo non significa che a sedici anni uno non sia in grado di intendere e di volere, tutt’altro. Tu stessa dimostri che si può a pieno diritto disquisire su tutto, apportando validi argomenti (tra parentesi m’interessa molto il punto di vista dei giovani come te, è una porzione di realtà che non mi appartiene ed è per me fonte di grandi scoperte e rivelazioni).
Quando io avevo la tua età i cellulari erano della dimensione di una cabina telefonica e apparivano solo in alcuni film hollywoodiani, quindi anch’io ne facevo (bene) a meno.
Ma quando cominci a farne uso – e, credimi, ti accadrà prima o poi – è difficile privarsene.
Attenta però, non è solo una questione di dipendenza individuale (anche a me capita di deprecarne un certo tipo di uso, piuttosto frequente purtroppo). Si tratta anche di una questione sociale e culturale, è tutta una società che ne fa uso.
In questo senso, ti garantisco che se tu fossi già nel mondo del lavoro il cellulare sarebbe per te uno strumento indispensabile – sì, ci sono alcune eccezioni, ma rare.
Dico che ogni tanto bisognerebbe permetterselo di farne a meno perché il fatto di non essere raggiungibili può essere enormemente rilassante, nonché assolutamente legittimo. Ma non sempre è possibile.
Comunque, a proposito di dipendenze, io ad esempio ho praticamente eliminato la televisione, da tempo non la guardo granché e ora, gioco forza, (pure quella) non funziona.
Eppure, anche se non sento il bisogno di guardarla, mi rendo conto che a volte può essere piacevole, e anche necessario perché è uno strumento importantissimo per capire cos’è che accade, qual è il passo del processo sociale, culturale, politico; come si modificano l’opinione pubblica, gli usi, i costumi, i gusti (in questo senso guardarla raramente permette quell’utile distacco che favorisce una certa obiettività nell’analisi).
È bello e giusto che tu sia abituata a non avere un cellulare – che in effetti è raro anche per una ragazza della tua età -, ma la cosa più importante è che quando ne avrai uno saprai farne giusto uso.
Di sicuro sarai, meno male, una di quelle che lo spegnerà prima di entrare nei cinema e nei teatri.
Questo secondo me vale per tutte le cose (relative al progresso tecnologico e non): conoscerle e saperne gestire le funzionalità a proprio vantaggio, anziché limitarsi a deprecarne i lati negativi e dunque limitare le proprie possibilità.
Infine, non ti rattristare per la mia frase, che non c’è niente di triste. La mia dipendenza dalle sigarette è molto più triste e la mia dipendenza dal computer e dall’adsl molto più seria.
Se non ti spiace, correggerò i tuoi refusi, su questo W.E. non riesce ancora a transigere.
Ciao, grazie e a presto.
Bene.
Vediamo di rispondere a Trieste.
(ringrazio W.E., per la tua comprensione e il tuo supporto, ma non sei tenuto a scusarti con me per i commenti ai miei commenti – scusa il giro di parole – sia perchè l’età non dev’essere una giustificazione, sia perchè non necessito alcuna protezione; ma ho apprezzato molto)
Inprimis ritengo che la punteggiatura sia da definirsi quasi “personale” e, a meno che non vada contro le regole grammaticali basilari, non possa essere giudicata errata.
Inoltre rileggendo il mio commento la sintassi mi è sembrata apropriata, anche se non arzigogolata e in tono “aulico” come la vostra. Mi permetto maggiore semplicità. A questo punto, se il mio concetto non ti è chiaro, forse la colpa non è solo mia.
Esistono gli specchi.
Ammetto però di poter essere fraintesa, forse perchè ho esplicitato solo una parte delle mie idee, e su questo non c’è dubbio, ho sbagliato. Ho dato per scontato che voi mi conosceste, ma ovviamente non è così.
La mia polemica era rivolta alle persone DIPENDENTI non per fattori lavorativi etc etc (tutte le cause da voi stessi proposte) ma a coloro per cui è una scusa, a coloro che passano giornate al telefono abitando a 10 cm di distanza. Forse troppa fatica?
Il vantaggio della mia posizione è che DEVO muovere il culo (scusate, ma è un argomentio che mi tocca…) se voglio vedere qualcuno, non sfrutto la comodità a scapito delle relazioni.
Il vantaggio è che se mai mi capitasse di perdere un cellulare, ormai saprò come cavarmela anche senza.
Viaggio in treno spesso, anche a ore un po’ indecenti, se ho il cellulare, ringrazio, mi sento più sicura e non devo correre per mezze città cercando una cabina ancora funzionante, ma nel caso contrario, mi adeguo alla situazione.
Il concetto ora è più chiaro?
Ho giudicato ammettendo di generalizzare. Altrimenti come potrei anche solo pensare di trovarmi in una società di cui accuso ogni membro?
Esplicito meglio: queste mie considerazioni valgono per una porzione di popolazione e sono nate dal mio punto di vista, di adolescente, di studente, di amica, di figlia, di sorella.
Non molti concepiscono il concetto di “relatività”.
Purtroppo.
Ah, gli errori di ortografia non sono per ignoranza ma per digitazione (vedi appropriata).
ops!!!!!!!
VaLeV :”Esistono gli specchi.”
Trieste:”Appunto. Non arrampicarti”
Ti critico per il tuo bene.
Il tuo secondo post e’ molto migliorato.
Gli errori sono tali e l’ottimo non coincide con il bene.
Mi sei simpatica. Ma ora devo scappare. E’ gia’ un miracolo che abbia trovato il tempo per farVi un saluto.
W.E. fatti gli affari tuoi o difendi anche me che ne ho tanto bisogno.
Vi abbraccio forte, un saluto da Puerto Natales, Cile.
p.s. mi permetti una battuta? Il consiglio di gabinetto lo fate, vero?