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Cotidie

A volte è frustrante

di W.E.

A volte è frustrante il fatto che siamo costretti a non vederci mentre viviamo. Mentre dormiamo, camminiamo, stringiamo una mano, parliamo, pensiamo, cuciniamo due uova al tegamino.
Ci conosciamo così bene – o insomma crediamo di conoscerci o, piuttosto, ci conosciamo fino a un certo livello di profondità – ma solo nella nostra testa, senza poter sperimentare la visione quotidiana di noi stessi e delle nostre azioni, senza poter vedere le espressioni del viso, i gesti, senza avere a disposizione uno degli strumenti più importanti della conoscenza.
Non capisco se sia un bene o meno. Quando ho qualche lettura a specchio di me (una foto, una porzione di video) mi infastidisco, perché mi trovo addosso tutto ciò che già conosco e che, pure, solitamente, non mi accorgo essere così evidente nel momento in cui agisco. Dagli occhi, dalle mani, dalle smorfie, dalla postura, tutto è molto più chiaro. Quello che facciamo con gli altri e sugli altri (osservare dettagliatamente l’approccio del corpo col mondo in tutta la sua portata, e ricollegarlo alla personalità dell’individuo che abbiamo di fronte) non possiamo farlo su noi stessi. Forse è solo un nodo in meno da sciogliere nella già aggrovigliata matassa dell’autoanalisi che ognuno si porta dietro. Quindi, chissà, magari va bene così.

2 risposte su “A volte è frustrante”

E invece non pensi che sarebbe molto fastidioso avere sempre di fronte i propri difetti, i propri eccessi e le cose che non ci piacciono di noi stessi?
Se avessimo sempre davanti una “qualche lettura a specchio” forse la logica del confronto come miglioramento e come arricchimento non avrebbe più senso…ci concentreremmo tutti su noi stessi più di quanto non facciamo già adesso…
Non è meglio imparare a conoscerci dagli sguardi degli altri, “da quello che facciamo con gli altri e sugli altri”, dal nostro comportamento che, quasi sempre, in maniera ostensiva, crea un effetto su chi ci sta attorno?

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