Mi alzo tardi perché tento di sfidare inutilmente un mal di testa capace di svegliarmi a più riprese come mi puntasse un chiodo nell’emisfero destro. Nei momenti di sonno sogno di lavorare in un ristorante i cui gestori sono quelli del bar che frequento realmente durante il giorno per i miei caffè. Quando mi alzo penso quasi di non fare colazione e invece poi mi avvicino ai fornelli.
Davvero non sento la necessità del caffè, mi scaldo il tè avanzato nella teiera.
E decido consapevolmente di fare l’esperimento freudiano della giornata.
Inzuppo nel tè un bucaneve.
Ho mangiato bucaneve per secoli, fino più o meno ai 15 anni, tutte le mattine.
Mentre addento il biscotto rivedo mille cose insieme.
Mi scendono due lacrime.
E poi mi metto a lavorare.