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L’era di Gadelio – parte II

di D.M.

Progetto per un racconto privo di senso / II
…dicevamo che Gadelio discese dall’Ormanno, per la via più aspra. Epperò forse varrà qualcosa, per i più attenti lettori, rammentare qui come vi fosse giunto (lì).

[flashback]

Alle ore 10:22 del 13 Aprile 2042, Gadelio scese come ogni mattina a controllare la cassetta della posta (ad onor di verità va precisato che lo faceva tutte le mattine che gli era possibile, e non sempre alla stessa precisa ora della mattina: valga come esempio che il giorno prima non aveva controllato la posta perchè recatosi in centro città per commissioni, e due giorni dopo la controllò, ma l’ora troppo presta (06:16) generò una totale assenza di posta; altri casi potrebbero essere qui riportati, ma spero che il concetto sia chiaro) e vi trovò una lettera.
La missiva era stata spedita da uno studio di avvocato – Adele Maria Veracini-Poggi, stava stampigliato sulla busta – e questo creò in Gadelio una certa attesa, e perché no, un certo timore.

Mentre saliva le scale della dimora avìta, peraltro ormai anelanti un serio intervento di ristrutturazione, o quantomeno di manutenzione ordinaria volta a sanare crepe, ripristinare gradini e rinforzare balaustre (va detto a maggior chiarezza che la balaustra era un bell’esemplare in ghisa risalente agli inizi del secolo XX, e fu realizzata – su espresso desiderio della contessina, che, sebbene al tempo decenne, già faceva intuire sia il suo gusto spiccato, sia la sua concreta attitudine ad ottenere ciò che voleva – fu realizzata, dicevamo, con decori in forma di frutta ed animali salvatici da un fabbro della zona, quel Branconi Edo di cui avremo modo di parlare in seguito, essendo uno dei suoi discendenti un protagonista (seppur di secondo piano) della storia che stiamo raccontando.
Gadelio giunse in casa ed aprì la busta… ora basta.
continua (forse)

Una risposta su “L’era di Gadelio – parte II”

In quanto discendente di famiglia fabbra, ritengo opportuno citare il libro mastro “Tra l’incudine e il martello del mio timpano sinistro”, nel quale è possibile leggere mille e più aneddoti riguardanti fatti e persone della nobile arte del fabbro. A cura di Luigi Dettosocrate, pronipote di Cavedio, noto fabbro di origine umbra che era solito realizzare inferriate quadrangolari con lati cechi ma perfettamente rispondenti alle eco delle urla di contadini e fattori dell’epoca

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